REZZANO 
(182 mt. s.m. - km 5 da Carpaneto)
La vecchia pianta urbana della frazione, disegnata attorno al Mille dal Castello e dalle attigue ruralità curtensi, non ha subito nel corso dei secoli significative variazioni planimetriche.
Le scarse e moderne abitazioni, tra cui primeggia "VILLA GALLINI", sono state costruite ancora nel perimetro della vecchia curtis che risulta oltretutto abbastanza decentrata rispetto alla strada provinciale.
In località "LE CORTI" si può ancora ammirare un vasto e tipico caseggiato rurale, abitato fino ad alcuni anni fa dai numerosi agricoltori del latifondo feudale.
IL CASTELLO
Il castello di Rezzano risulta tra i più antichi della provincia. Già nel mille apparteneva al vescovo di Piacenza SIGIFREDO. Numerosi nel corso degli anni sono stati i feudatari che si sono succeduti nella proprietà.
Il fortilizio nel corso del millennio ha subito cruente traversie e furiose devastazioni.
Nel 1244 il Castello venne espugnato e poi incendiato da re Enzo, figlio di Federico II e pronipote del Barbarossa, durante una delle frequenti scorrerie armate in territorio piacentino.
Il fortilizio subì la stessa sorte nel 1314 ad opera delle milizie ghibelline di Galeazzo Visconti per eliminare in val Chero i capisaldi della resistenza Guelfa impersonati negli Arcelli-Fontana che vi avevano trovato riparo.
Un altro sanguinoso fatto d'armi avvenne nel 1636 durante la guerra scatenatasi tra Odoardo Farnese, alleato della Francia, e la Spagna.
Quando gli iberici ebbero conquistato Carpaneto, il comandante della guarnigione, un certo GIL DE HAS, informato che nel castello di Rezzano si erano rifugiati i nobili Riccardo Antonozzi luogotenente della compagnia di Travazzano, Onofrio Bracciforti alfiere, Alfonso Pallastrelli consignore di Celleri, Corrado Confalonieri di Cimafava, G.B. Pallastrelli ed Ottavio Asinelli con 50 armigeri, tutti sostenitori della causa Farnese, diede l'ordine di eliminare i rivoltosi.
Mentre 200 e più moschettieri si dirigevano alla conquista del castello, i piacentini provvedevano a rinforzare le difese facendo allargare il fossato circostante e tentarono di riparare un guasto tecnico idoneo alla chiusura del ponte levatoio. Risultato vano ogni sforzo, ostruirono la porta d'ingresso del fortilizio con un grosso carro agricolo e numerosi assi di rovere.
L'assedio dei soldati si protrasse fino a notte fonda per esser poi ripreso il mattino seguente con l'aiuto di nuove truppe fatte affluire da Carpaneto.
Gli assediati alla fine dovettero arrendersi per l'esaurimento delle scorte di polvere da sparo.
A riconoscimento del valore dimostrato, i difensori vennero lasciati liberi con l'onore delle armi. Gli spagnoli trovarono nel castello 500 capi di bestiame, 1000 staia di frumento e varie masserizia che vennero portati negli accampamenti militari di Carpaneto.
Il castello è formato da un possente corpo centrale con torre angolare circolare ribassata alla metà dell'800. Questo è quello che rimane dell'antico complesso.
L'interno della aristocratica residenza conserva due grandi saloni di rappresentanza con volti archiacuti costolonati e chiavi di volta abbelliti dagli stemmi gentilizi dei Mancassola.
PIEVE DI SAN PIETRO
Un suggestivo viale di bagolari ascendente sulla bassa dorsale conduce alla chiesa parrocchiale dedicata a San Pietro apostolo. Il cinquecentesco tempio, su progetto dell'architetto Camillo Guidotti, ha subito nel 1904 radicali interventi strutturali che previdero la inversione dell'abside da levante a ponente e l'aggiunta di una nuova arcata con la ricostruzione della facciata in sobrio stile neoclassico con una grande bifora sopra il portale d'ingresso. Il rinvenimento poi nelle fondamenta di archi e di ampie feritoie induce legittimamente a pensare che l'edificio sia stato costruito su un antico torrione guardia. La torre campanaria in sasso, bassa, quadrata, massiccia, in classico stile romanico, dà l'esatta misura temporale del nucleo originario del tempio.